LA VILLA FIORITA, LA VILLA DELLA SETA

mostra fotografica
a cura di Gigliola Foschi

21 giugno – 31 agosto 2018
Museo Villa Bernasconi, Cernobbio

Fotografi in mostra: Veronica Argentiero, Matteo Bellomi, Elena Benvenuto, Matteo Carlin, Francesca Cavallo, Alessandra Gennari, Giada Cucchi, Bohdana Havryliuk, Tommaso Lavegas, Florentina Marzorati, Simone Riva, Masuko Satoru.

Ascoltare la voce di Villa Bernasconi e lasciarsi incantare dai suoi fregi e i suoi affreschi, da riccioli di ferro battuto e piastrelle colorate, tutti pervasi di fiori e foglie di gelso, larve e farfalle del baco da seta, ninfee e ancora fiori e ghirlande che costruiscono soffusi ritmi musicali, che trasformano i suoi soffitti in pergolati aperti verso il cielo. Questa magica casa non solo racconta la storia di una famiglia intrecciata a quella dell’industria della seta, ma ci mostra anche il proprio intenso dialogo con la natura. Insegna come una villa possa trasformarsi in un bosco fiorito, come possa accogliere la vitalità palpitante della natura per costruire una nuova alleanza tra architettura e paesaggio. In sintonia con tale messaggio, gli allievi del Corso Superiore Professionale dell’Istituto Italiano di Fotografia di Milano, non hanno usato la fotografia quale semplice strumento per rappresentare e documentare, ma se ne sono serviti per amplificare e moltiplicare la voce di Villa Bernasconi, fino a renderla più udibile e intensa. Hanno sfruttato le infinite possibilità creative del Photoshop e del collage per farsi guidare più dall’immaginazione che non dallo sguardo, fino a creare immagini-narrazioni dove la villa fiorita diviene ancora più fiorita e genera nuovi fiori e farfalle, dove si trasforma in una meta agognata simile a una visione impossibile da raggiungere…
Così, nelle opere di Veronica Argentiero un caleidoscopio di fiori multicolori emerge per incanto dal ritratto stesso del Cavaliere Davide Bernasconi e da quello con sua moglie; mentre nelle fotografie di Bohdana Havryliuk, di Florentina Marzorati e di Francesca Cavallo pare essere la villa stessa a creare magicamente altre decorazioni floreali e un pullulare di rami e ghirlande, more e farfalle. Queste ultime sono così numerose da posarsi anche sul volto di una fanciulla (come nelle fotografie di Giada Cucchi); oppure le vediamo volare fuori da un vecchio grammofono lasciando nell’aria un lungo filo di seta che volteggia leggero (Elena Benvenuto). Protesi ad accogliere le storie e il passato della villa, Matteo Bellomi assieme a Matteo Carlin e a Simone Riva, hanno scattato le loro immagini con tempi lunghi, meditativi, e hanno compiuto una sorta di percorso di avvicinamento per osservare le cose sempre più in prossimità, fin quasi a toccarle con lo sguardo. Il viaggio verso una Villa Bernasconi inaspettatamente immersa nei campi e sovrastata da alte montagne rocciose è invece il tema del lavoro delicato, immaginifico e poetico, di Alessandra Gennari, dove la realtà sembra liberamente coniugarsi con la fantasia. Ugualmente capaci di sorprendere gli osservatori sono le immagini di Masuko Satoru: composizioni o meglio mandala di more, foglie di gelso e bachi da seta incorniciano figure femminili d’altri tempi che paiono emergere dal passato e da quel magico Oriente, che fu terra d’origine della seta. Eleganti e in apparenza più documentarie, le fotografie di Tommaso Lavegas incorniciano su fondo nero le ricche decorazioni in cemento che trasformano Villa Bernasconi in una sorta di corpo pulsante di vita. Ma molte delle sue immagini, se osservate con maggior attenzione, si scopre che danno vita ad altre forme naturali ancora: ogni sua fotografia, con le decorazioni di bachi o di foglie, è infatti scontornata in modo tale da comporre un nuovo elemento decorativo, che tuttavia rievoca o riproduce quelli già presenti nella villa, in un gioco sottile di rimandi e rispecchiamenti.

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